Destinazioni - Comune

Bagnara di Romagna

Luogo: Bagnara di Romagna (Ravenna)
Bagnara di Romagna (Bagnèra in romagnolo) è un comune italiano di 2.351 abitanti situato nel settore occidentale della provincia di Ravenna, ai confini con la provincia di Bologna. Il confine tra i due territori è posto, dal 1859, sul fiume Santerno, che scorre ad un chilometro dall'abitato. Il nome originale del paese è semplicemente "Bagnara". Il toponimo completo "Bagnara di Romagna" fu assegnato con un Regio decreto (Torino, 11 gennaio 1863), per distinguere il comune romagnolo da quello di Bagnara Calabra. Geografia fisica Territorio Bagnara di Romagna si trova lungo gli Stradelli Guelfi, il percorso parallelo alla Via Emilia che un tempo collegava vari castelli, chiese e residenze signorili, da Bologna fino al mare Adriatico. Tra tutti i borghi fortificati che sorgevano lungo il percorso, quello di Bagnara resta l'unico esempio di castrum medievale tuttora integralmente conservato. Storia Antichità Il territorio su cui sorge oggi Bagnara era anticamente boschivo e paludoso. Fu oggetto di bonifica da parte degli Etruschi e successivamente fu colonizzato dai Romani. Anticamente Bagnara si chiamava Silva Bagnaria o Balnearia. Anche Bagnara fu interessata alla centuriazione, ovvero alla distribuzione in lotti del territorio ed alla costruzione di un reticolato geometrico delle strade. Uno dei kardi era l'attuale via Lunga (via Longa), posta circa un chilometro a sud-est dell'attuale centro abitato. In epoca altomedievale, nei pressi dell'antica via Lunga, un kardo dell'antica centuriazione romana, venne edificato il primo nucleo della città di Bagnara, attorno a un Castrum. La prima memoria scritta del paese risale all'anno 855, quando il fondo di “Balnearia” risulta donato all'Arcivescovo Giovanni di Ravenna dal conte Gisolfo di Imola. Il primo conte di Bagnara fu Bennone, Vescovo d'Imola, che ricevette il titolo nel 1129. Di Bagnara vecchia non rimane più nulla: secondo la ricostruzione storica finora prevalente, il castrum fu distrutto l'8 maggio 1222 in una battaglia tra le città di Bologna e Faenza, alleate, che sconfissero Imola, cui apparteneva Bagnara. I sopravvissuti, rimasti senza tetto, si trasferirono in un luogo dove allora sorgeva un oratorio. Nacque così la nuova Bagnara. Dal Medioevo all'Unità d'Italia Nei secoli che seguirono Bagnara fu teatro di battaglie, saccheggi e oggetto di negoziati. Il castrum passò di mano a diversi padroni, che l'ottennero come preda di guerra, o per compravendita, oppure per donazione. Oltre al vescovo d'Imola, si avvicendarono nel suo possesso Uguccione della Faggiola, i Manfredi, gli Ordelaffi, i Da Polenta, i conti di Cunio, i Visconti (siamo alla metà del Trecento), i Malatesta, gli Estensi, poi nel Quattrocento: di nuovo il vescovo d'Imola, Taddeo Manfredi, Galeazzo Sforza e Galeotto Manfredi. Nel 1482 Bagnara fu assegnata a Girolamo Riario quale dono di nozze da parte di Papa Sisto IV, suo zio, assieme alle città di Imola e Forlì. Alla morte del Riario, ucciso in una congiura a Forlì, gli subentrò la vedova Caterina Sforza. Caterina è, tra i personaggi storici più conosciuti, quello le cui vicende sono maggiormente legate a Bagnara. Vendicò il marito in maniera spietata e mantenne il possesso di tutte le sue terre, ereditate dal figlio ancora minorenne, Ottaviano Riario. Caterina nulla poté invece contro l'invasione dell'esercito francese di re Carlo VIII, che nel 1494 scese nella penisola diretto a conquistare il Regno di Napoli. Caterina s'incontrò segretamente, proprio nella rocca di Bagnara, con il duca di Calabria, figlio del re di Napoli, per stringere un'alleanza (23 settembre 1494). Ma l'esito del conflitto fu favorevole a Carlo VIII, che divenne il nuovo padrone della penisola italiana. Dopo i francesi, Bagnara dovette subire anche il dominio del duca Cesare Borgia, che alla fine dell'anno 1499 conquistò Imola e gli altri castelli posseduti da Caterina fino a Forlì. Il figlio Ottaviano Riario, giunto intanto alla maggiore età, avviò una campagna per la riconquista dei suoi territori, ma si rivelò non all'altezza del compito. Seguirono decenni di lotte per il possesso di Imola e del suo contado, Bagnara compresa, tra sostenitori del Papa e sostenitori del re di Francia. Bagnara dovette subire sanguinose scorrerie da ambedue la parti. Mentre Imola e le località circostanti finirono sotto il controllo del Papa (cioè “immediatamente soggetti”), su Bagnara la giustizia del tempo non trovò una soluzione. I sostenitori del Papa e i sostenitori del re di Francia raggiunsero un accordo di compromesso solo il 30 luglio 1562: Bagnara sarebbe stata “mediatamente” soggetta alla Santa Sede. Inoltre, il vescovo di Imola conservò il titolo di conte di Bagnara e mantenne la proprietà su quasi tutto il territorio comunale; conservò anche il potere di amministrare il comune e la giustizia e di provvedere alla difesa militare del territorio. Spettò al consiglio comunale di Imola il potere di veto sulla nomina del commissario (il sindaco dell'epoca) e il diritto di esigere le imposte fondiarie. Il XVI secolo, così difficile e pieno di avvenimenti drammatici, si concluse con un altro tragico evento: nel 1591, dopo tre anni consecutivi di carestia, scoppiò un'epidemia di tifo petecchiale che causò in paese oltre 223 vittime. Per Bagnara fu il numero massimo di morti mai riscontrato in un solo anno della sua storia. Nel Seicento andò un po' meglio: la peste “manzoniana” del 1630-31 non toccò il paese. Per questo motivo il consiglio comunale istituì una festa annuale di ringraziamento alla Madonna, detta “del voto”, fissata all'ultima domenica di luglio. Negli archivi comunali è conservata la delibera con cui fu istituita la solennità: Da allora la festa, probabilmente istituita su una tradizione già esistente, è continuata ininterrottamente fino ai nostri giorni. Il Settecento fu contraddistinto da diversi flagelli: in primo luogo le guerre di successione, che interessarono indirettamente la Romagna, dove vari eserciti fissarono i propri quartieri invernali e pretesero vitto, alloggio, legna da ardere, biada per i cavalli ed altro dalla popolazione. Nel 1736 all'occupazione straniera si aggiunse anche una grave carestia. Nell'ottobre 1765 si verificarono molti casi di febbre terzana (una febbre intermittente, malarica), accompagnati da epidemie che colpirono il bestiame bovino. Nel 1797 invasero l'Italia i francesi di Napoleone, che abbatterono il vecchio regime e organizzarono nuove circoscrizioni amministrative e giudiziarie. Il vescovo di Imola perse ogni potere e diritto su Bagnara, mantenendo solamente la guida spirituale della parrocchia. Nel 1810 il Comune di Bagnara fu accorpato a quello di Castel Bolognese. Tutto finì quando la parabola di Napoleone concluse il suo ciclo. Prima di proseguire nella narrazione è utile ricordare che nel 1799 venne costituito il primo Monte frumentario. Si trattava di un luogo in cui si ammassava il grano. I contadini potevano prelevare la quantità che serviva per la semina. Dopo la fine della raccolta, erano tenuti a restituire il grano, aumentato di una percentuale come interesse. Il Monte di Bagnara rimase in attività fino alla prima guerra mondiale. Il 1º gennaio 1814 fu ripristinato il vecchio regime ad opera delle truppe austro-britanniche e nel giro di poco tempo venne ristabilito sulla Romagna il governo dello Stato pontificio. Il vescovo di Imola tornò a fregiarsi del titolo di conte di Bagnara, mentre i poteri amministrativi passarono al cardinal legato. Bagnara tornò ad essere comune autonomo e fu inserita, con Imola, nella Legazione di Ravenna. I successivi avvenimenti politici nazionali ebbero una forte eco nel paese: alcuni bagnaresi parteciparono ai moti mazziniani del 1831; nel 1846 venne festeggiata ufficialmente l'elezione al soglio pontificio del vescovo d'Imola Giovanni Maria Mastai Ferretti (Papa Pio IX); nel 1849, dopo la proclamazione della Repubblica Romana, Bagnara subì l'invasione delle truppe austriache che ripristinarono il potere temporale del papato. Gli imperiali entrarono in paese il 22 maggio 1849. Al 1855 risale l'ultima epidemia di colera in paese, con 16 morti ufficialmente denunciati (ma probabilmente il totale dei decessi raggiunse i 40). Dal Regno d'Italia alla Repubblica Con l'annessione al nuovo regno, si verificano alcuni importanti cambiamenti istituzionali: l'istruzione primaria divenne obbligatoria, così come la leva militare; la nomina del sindaco passò dal vescovo al re; inoltre, passò dalle parrocchie ai comuni la gestione degli istituti di beneficenza nonché la registrazione di nascite, matrimoni e morti. Vennero invece trasferiti direttamente allo Stato i beni ecclesiastici non strettamente necessari al culto. Lo Stato avocava a sé anche i compiti di tutela del territorio (bonifica, difesa contro gli straripamenti del Santerno). Dal canto suo il Papa decise di scomunicare tutti i cattolici che accettavano di collaborare col governo (Non expedit). A questi primi anni risale anche la costruzione della prima rete fognaria, delle prime pubbliche latrine e dell'asilo infantile, retto dalle Ancelle di Lugo. Ma la più importante realizzazione che influì sullo sviluppo del paese, anche dal punto di vista finanziario, fu la costruzione del ponte in legno sul fiume Santerno. I primi anni del XX secolo furono contrassegnati da grandi cambiamenti sociali: sorsero leghe di braccianti e mezzadri sempre più combattive, nacquero i primi sindacati e si verificò l'entrata in politica dei cattolici. Le difficili condizioni economiche in cui si ritrovò la nazione dopo la fine della prima guerra mondiale generarono tensioni che si fecero sentire anche a Bagnara, dove tanta parte della popolazione viveva ai limiti dell'indigenza. Le tensioni sociali si acuirono e raggiunsero il culmine il 2 maggio 1920 (in pieno biennio rosso), quando i socialisti (primo partito in paese) inaugurarono un monumento ad Andrea Costa, a cui seguirono scontri che provocarono due morti e la proclamazione dello stato d'assedio. Il “biennio rosso” si concluse con la presa del potere del partito fascista, che a Bagnara costrinse il consiglio comunale a dimettersi nell'agosto 1922. Le principali decisioni prese in questi anni furono: la costruzione di un grande alloggio adibito a casa popolare, la costruzione del nuovo edificio scolastico, l'inaugurazione di un parco della Rimembranza e di un nuovo campo sportivo. Durante la seconda guerra mondiale Bagnara diede il suo contributo di vittime, militari e civili, e di prigionieri. Del locale Comitato di liberazione fecero parte esponenti di tutti i partiti antifascisti, oltre all'arciprete don Alberto Mongardi, in rappresentanza dei cattolici. Per aver salvato oltre quattrocento persone che si erano rifugiate nella rocca, minata dai nazisti, e per altri gesti di carità e umanità don Alberto Mongardi fu insignito di una medaglia d'argento al merito con palma dalla Croce Rossa. Il 9 aprile 1945 si registrò il più devastante bombardamento che colpì Bagnara, che causò 26 morti tra i civili. La liberazione di Bagnara avvenne l'11 aprile per opera delle truppe polacche agli ordini del generale Anders. La guerra lasciò un segno profondo: su un totale di 1970 abitanti erano partiti 272 soldati, dei quali 13 non ritornarono più. Tra i civili si contarono 82 morti, 260 feriti, 29 mutilati. I danni economici, oltre alle razzie e alle altre distruzioni, furono ingenti: 74 case rase al suolo e 138 semidistrutte. Dopo la fine della guerra fu demolito l'unico ospedale del paese. Era stato costruito verso il 1580, adiacente alla Chiesa della Natività, pertanto aveva assunto il nome di «Ospitale della Natività». Dopo la fine del potere pontificio, l'ospedale fu incamerato dallo Stato (1860), che ne cambiò denominazione in «Casa dei Poveri». Dopo la prima guerra mondiale aveva assunto il nome di «Ospedaletto Vecchio» (e' p'sdalét vèac). La struttura fu demolita nel 1947; da allora i cittadini di Bagnara per curarsi vanno nella vicina Lugo. Nel 1965 entrò in funzione l'acquedotto comunale. Da allora non furono più scavati pozzi artesiani. Il 16 novembre 1988 vennero trovati morti i 5 carabinieri della locale stazione. Dopo un iniziale sospetto di azione terroristica le indagine propensero per un caso di omicidio/suicidio. Stemma Lo stemma del Comune è basato sull'etimologia del toponimo "Bagnara", cioè fonte zampillante d'acque. Esso risulta ufficialmente composto: "d'azzurro alla fontana d'argento zampillante e scorrente posta su campagna verde". Dentro la vasca sono posti, l'uno di fronte all'altro, "due putti di carnagione nell'atto di bagnarsi le mani protese". Monumenti e luoghi d'interesse La Rocca sforzesca La maestosa rocca di Bagnara è stata costruita nel XV secolo ad opera dei signori di Imola, i Riario e gli Sforza, sulle rovine del castrum medievale edificato nel 1354 da Barnabò Visconti e andato distrutto nel 1428 nella battaglia contro Angiolo della Pergola. Il maschio è considerato da molti studiosi una delle migliori opere d'arte fortificatoria del XV secolo in Italia. A partire dal Settecento si procedette alla riconversione del complesso edilizio dall'uso militare all'uso civile. La rocca divenne residenza del commissario del vescovo; in alcuni periodi i suoi locali furono anche destinati a carcere. Con la fine del dominio pontificio la rocca passò al Regno d'Italia; successivamente fu acquistata dal Comune, che la destinò prima alle scuole e poi a museo. Le Fosse castellane e le mura In tutta la pianura romagnola, Bagnara resta l'unico esempio di castrum medievale integralmente conservato. L'intero sistema difensivo comprendente la rocca, il muro di cinta ed il fossato sono perfettamente visibili anche ai nostri giorni. Le mura sono ancora oggi costeggiate, nella parte interna, dai quattro terragli, le vie sopraelevate che servivano da avvistamento e anche come prima difesa della rocca. Sulle mura (originariamente alte cinque metri) erano situati sei bastioni, destinati ad ospitare i soldati con compiti di avvistamento e di difesa. Originariamente il fossato (familiarmente chiamato dagli abitanti "le Fossa") era profondo dai quattro ai sei metri; l'acqua che lo alimentava veniva dal Rasena, il ramo del Santerno che scorreva pochi km a sud del paese. A partire dal XVII secolo le Fossa, che non svolgevano più la funzione difensiva, furono utilizzate dalle lavandaie. Il prosciugamento del fossato fu deciso nel 1738. Al castello si accedeva attraverso un'unica Porta. Nell'Ottocento, essendo l'unico accesso divenuto insufficiente, si praticarono altre tre aperture carrabili. In seguito all'ultima guerra le Mura andarono quasi completamente distrutte, che resero necessari importanti lavori di restauro. Si racconta che nei primi decenni del Novecento stazionasse presso le Mura la mendicante Elvira Pomidori, detta la Munàca, che si fingeva paralitica all'atto di chiedere l'elemosina, ma camminava speditamente quando se ne andava per i fatti propri. I più anziani dicono ancora che fa la Munàca chi si finge tonto per ottenere dei vantaggi. Le chiese Oltre al castello sono numerosi gli edifici religiosi e le chiese nel territorio bagnarese, tra le quali la più antica è la Chiesa della Natività di Maria - ora ricostruita e utilizzata come auditorium - che sorse nel 1452. La Chiesa Arcipretale dei SS. Giovanni Battista e Andrea Apostolo fu eretta sull'antico oratorio di S. Giovanni nel 1484. Edificio ad unica navata e a volta, fu costruito in tre diverse epoche: la prima (secc. XIII e XIV) è riconoscibile da resti di antiche murature nella parte bassa della fiancata; il secondo rifacimento è del 1653, con il quale vennero erette le otto cappelle laterali; la terza fase è del secolo XVIII (1752-1774) quando l'architetto Cosimo Morelli risistemò le cappelle laterali e ricostruì l'abside ed il presbiterio, arricchendoli con una monumentale ancona ed un altare, opera entrambi dei fratelli Dalla Quercia di Imola. Pregevoli le opere artistiche al suo interno: la statua della Madonna del Voto, terracotta policroma databile al XVI secolo, alta circa 1 metro. È collocata sopra l'altare maggiore, in una nicchia. Fu rinvenuta dall'agricoltore Antonio Camangi, nel suo podere, nella seconda metà del XVI secolo; la fonte battesimale in pietra del XV secolo; il portale di tabernacolo in arenaria (sec. XV); la cantoria lignea e l'organo di Giovanni Chianei del 1786, restaurati nel 1994; i dipinti dei secoli XVII, XVIII e XIX; il coro ligneo in noce composto di 15 stalli. Il Santuario della Madonna del Soccorso fu costruito su progetto di Cosimo Morelli nel 1766, in un luogo che era divenuto nel tempo meta di pellegrinaggi a causa del ritrovamento di un ritratto in terracotta di Madonna col Bambino su una quercia, al di sopra di una pozza le cui acque erano diventate miracolose. Nell'attuale zona dell'acquedotto è esistita la Chiesa dell'Annunciazione. Edificata nel 1684 dalla facoltosa famiglia Bacchi, si trovava sulla curva di via Madonna. La chiesa fu distrutta durante la seconda guerra mondiale. Il 29 gennaio 1945, infatti, una granata la colpì in pieno radendola al suolo. Villa e Bosco Morsiani Villa Morsiani è una delle dimore storiche dell'Emilia-Romagna. Di proprietà della stessa famiglia fin dalla costruzione, i conti Morsiani, risale al XV secolo, epoca nella quale era un edificio fortificato. Ne sono testimonianza i muri di inusitato spessore, le numerose feritoie ed arciere anche per il tiro incrociato, i barbacane e le quattrocentesche inferriate delle finestre. Le origini della famiglia dei conti Morsiani sono antichissime, riallacciandosi addirittura a quel Marius Scotus che nel 773 d.C. discese in Italia al fianco di Carlo Magno contro i Longobardi e diede origine al casato dei Marescotti. A partire dal Settecento, finite le guerre feudali e religiose, i Morsiani adattarono la villa, che non ha mai mutato proprietà nel corso del tempo, a dimora gentilizia di campagna a partire dal Settecento. Il vasto parco che la circonda e le numerose statue in pietra serena vicentina poste sulle mura di recinzione e all'interno del giardino, risalgono alla metà di quel secolo. La famiglia Morsiani gestisce l'«Allevamento del Soccorso». Fondato nel 1939, è un centro di allevamento di cani san bernardo noto in tutto il mondo. Altri luoghi da visitare Molino «Scodellino». Costruzione cinquecentesca (edificato nel 1511 lungo il Canale dei molini di Castel Bolognese e Lugo), fu di proprietà dei conti Sassatelli fino al 1878. Cessò le sue funzioni nella seconda metà del XX secolo. Il proprietario attuale ha restaurato l'apparato tecnologico lasciandolo nella sua collocazione originaria. È in previsione la sua valorizzazione come museo e centro di documentazione. Piazza Marconi. La piazza centrale è il luogo pubblico più importante, il centro di raccolta, di svago, affari, fucina di passioni politiche e ideali dei bagnaresi. Sulla piazza si dava la corda in pubblico ai condannati, passavano le processioni precedute dai confratelli delle varie compagnie; a volte sulla piazza giungeva l'acqua del fiume Santerno in rotta. Nel 2004 Piazza Marconi è stata interessata da un completo recupero storico che ha comportato il rifacimento della pavimentazione. Nel 2008 vi si è trasferito il Municipio, che è ritornato così nella sua sede storica. Palazzo Fabbri si trova sul lato est di Piazza Marconi; nelle varie epoche fu abitazione del sindaco, macelleria ed osteria. Oggi, terminata una preziosa opera di restauro è divenuto sede di una locanda. Formidabile testimonianza dell'architettura locale del secolo XIX, è dotato all'interno di un piccolo chiostro, con un loggiato in selenite che campeggia al centro del lato est, che appare più antico (probabilmente sei-settecentesco). Società Evoluzione demografica Abitanti censiti Popolazione Variazione della popolazione residente a Bagnara dal 2007 al 2011. Fonte: Servizi Demografici Unione Comuni della Bassa Romagna. Etnie e minoranze straniere Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente era di 189 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: Albania 110 4,89% Romania 44 1,96% Religione Nel territorio di Bagnara è presente una parrocchia facente parte della Diocesi di Imola. Due sono i luoghi di devozione mariana: Chiesa arcipretale: vi è venerata l'immagine della Madonna del Voto, terracotta policroma alta circa 1 m databile alla seconda metà del XVI secolo. È invocata per guarigioni da infermità, pestilenze e calamità naturali. La sua rcorrenza cade l'ultima domenica di luglio. Dal 1631 si svolgono solenni processioni in suo onore come ringraziamento per aver liberato il paese dall'epimedia di peste del 1630; Santuario della Madonna del Soccorso: l'immagine, una terracotta dipinta, fu realizzata nel 1705. Negli anni si moltiplicarono le grazie ottenute per l'intercessione della Vergine. Nel 1763 fu costruito il santuario dov'è tuttora custodita. È invocata per guarigioni da infermità. La sua ricorrenza cade l'ultima domenica di luglio. Cultura Musei Museo del Castello, che raccoglie l'enorme quantità di testimonianze disponibili sulla storia del paese e del territorio circostante. I reperti più antichi sono databili all'Età del Ferro; altri resti provengono dal villaggio dell'Età altomedievale (Bagnara vecchia). Il museo, che ha sede nella Rocca, è stato inaugurato il 28 giugno 2008. Museo storico "Pietro Mascagni", ove è custodito il più importante epistolario del compositore, consistente in circa 4.600 lettere (datate dal 1910 al 1944) ordinate in 126 raccoglitori. Sono inoltre conservati diversi oggetti personali del Maestro, numerosissime fotografie con dedica, un suo pianoforte, il calco funebre del suo volto, spartiti musicali, pubblicazioni a lui dedicate, ritagli di giornali dell'epoca, ecc. Il Museo è sorto nel 1975 in seguito alla donazione fatta alla Parrocchia dalla signora Anna Lolli, bagnarese e musa ispiratrice del Maestro. Il fatale incontro avvenne al Teatro dell'Opera di Roma nel 1908. Museo parrocchiale di arte sacra, fondato da monsignor Alberto Mongardi (arciprete di Bagnara dal 1932 al 1978), custodisce oggetti di carattere religioso, appartenenti per la maggior parte alle chiese del territorio bagnarese. Di particolare rilievo sono: gli apparati liturgici in broccato e damasco, le trine e i tessuti ricamati (sec. XVI-XIX); un rarissimo Antifonario e un Graduale, entrambi con xilografie, datati rispettivamente 1520 e 1524, firmati da Pier Paolo Porro; una Bibbia e una Concordantiae Bibliorum del XVI secolo; altri libri corali, manoscritti e stampe dei secoli XVII e XVIII; vari oggetti di oreficeria e argenteria; un ostensorio-reliquiario del XVII secolo in rame dorato e un prezioso calice del XVIII secolo in argento dorato. Sono inoltre presenti dipinti dei secoli XVI -XVIII, compresa la pala d'altare di Innocenzo da Imola, firmata e datata 1515, e una tela di Pietro Bacchi da Bagnara (pittore minore del Cinquecento); un atlante completo in sette quadri del 1650; maioliche faentine ed imolesi dei secoli XVII e XVIII; un pregevole e commovente Crocifisso in legno di fico della scuola di Donatello del XV secolo; una raccolta di oltre mille monete e medaglie (sec. XVII-XIX). Da ricordare anche il nucleo storico dell'Archivio parrocchiale, che comprende importanti copie cartacee di documenti del 1252 e del 1437-1573, oltre ai Libri dei Battezzati (dal 1564), dei Cresimati (dal 1578), dei Matrimoni (dal 1587), dei Morti (dal 1507), agli stati della popolazione (dal 1760) e agli inventari (dal 1738). Eventi e ricorrenze Sagra del castrato (tra fine aprile e inizio maggio, a ridosso della Festa del lavoro) «Giglio d'oro» (premio consegnato al termine della stagione lirica, a inizio maggio). Nato nel 1991, è intitolato al tenore Beniamino Gigli Popoli pop cult festival (dal 2009, terzo fine settimana di giugno) Festa del Pubblico Voto (dal 1631, ultimo fine settimana di luglio) Festa della Motoaratura (il fine settimana post Ferragosto - sospesa dall'anno 2011) Festa del Castello (si ricorda Caterina Sforza, il primo fine settimana di settembre) «Mascagni d'Oro» (ultima domenica di ottobre). Nato nel 1981, il premio è assegnato a un cantante lirico che si è particolarmente distinto nell'ultimo anno. La premiazione avviene durante un concerto nell'Auditorium parrocchiale. Dal 2009 viene assegnato anche «Mascagni d'Oro» alla carriera. Festa di Sant'Andrea (santo patrono, 30 novembre) Infrastrutture e trasporti Per muoversi in direzione di Bologna, è necessario attraversare il Santerno. Fino all'inizio del XIX secolo l'attraversamento si effettuava a guado o in barca. Nel 1821 fu inaugurato il primo ponte stabile (fatto in legno); nel 1879 fu realizzato un nuovo ponte, sempre in legno. Dopo la prima guerra mondiale fu costruito il primo ponte in muratura. I bombardamenti della seconda guerra mondiale lo colpirono e distrussero. Il nuovo ponte risale al 1951. Amministrazione I Comuni di Bagnara di Romagna, Alfonsine, Bagnacavallo, Conselice, Cotignola, Fusignano, Lugo, Massa Lombarda e Sant'Agata sul Santerno formano insieme l'Unione dei Comuni della Bassa Romagna. Sindaci dal 1978 Fonte: Prefettura di Ravenna - Ufficio elettorale Gemellaggi Bagnara di Romagna è gemellata con: Adelmannsfelden, dal 2007 Saint-Drézéry, dal 2009 Sport La principale società sportiva di Bagnara è l'A.s.d. GIVES (acronimo di Gruppo Intervento Volontario e Sportivo). Nata come associazione di volontariato e protezione civile, ad essa si è affiancata una nuova società che gestisce gli impianti comunali, la palestra e il campo da calcio (con le attività sportive connesse). L'origine è comune (risale al 1988), ma le società sono distinte. Note ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010. ^ In località denominata "Prati di S. Andrea", oggi interessata da un recupero archeologico e ambientale. ^ La tradizione vuole che il simulacro della Madonna sia stato ritrovato nel fondo della famiglia Camangi. Fu lo stesso scopritore a portare la statua nella canonica. ^ Tonino Pini e Valdo Pirazzini, L'Ospitale della Carità in Giornale di massa (Massa Lombarda), giugno 2014, p. 15. ^ Tonino Pini e Valdo Pirazzini, Silva Bagnaria, verde paese d'acque in Giornale di massa, Settembre 2014. ^ Le principali attrattive di Bagnara di Romagna. URL consultato il 2/11/2014. ^ Statistiche I.Stat ISTAT URL consultato in data 28-12-2012. ^ L'immagine fu rinvenuta da Antonio Camangi, fratello di Ercole, il parroco di Bagnara. Siccome don Ercole resse la parrocchia dal 1564 al 1585, è presumibile che il ritrovamento sia avvenuto né prima né dopo tali date. Voci correlate Romagna d'Este Collegamenti esterni Ritratto di Bagnara nel Medioevo
Immagine descrittiva - c
Risparmia sul tuo hotel - hotelscombined.it

Cosa vedere